La città della mia gioventù.
Ieri sono stato tutto il giorno in quel di Milano città.
Ho visto delle situazioni e dei comportamenti che mi hanno fatto riflettere e che vorrei condividere con voi.
Partendo con il treno dalla mia città, ho assistito alla difficoltà di una anziana signora che stava scendendo la scala per recarsi al binario successivo, con una grossa valigia.
Mentre stavo considerando la necessità di intervenire in suo aiuto,(stava arrivando il mio treno) un giovane di colore mi ha preceduto.
Alla stazione centrale di Milano, mentre stavo mangiando un panino in un bar, seduto ad un tavolo, prima di riprendere il treno di ritorno alla sera, vedo un uomo molto anziano, avrà avuto certamente più di 80 anni, che appena i miei vicini di tavolo si alzano, lui si avvicina al loro tavolo vede dell’acqua in una bottiglietta e se la bene; apre ogni tovagliolo di carta e cerca briciole e se le porta alla bocca; poi lentamente e trascinandosi i piedi si allontana a capo chino.
Salito sul treno per il ritorno, continuavo a riflettere su questi due fatti accaduti durante la giornata e mi dicevo che avevo perso due opportunità di mostrare amore al mio prossimo in difficoltà.
Per quanto riguarda il primo fatto ero contento che qualcuno avesse aiutato quell’anziana signora, ma in relazione al secondo fatto ho certamente perso l’occasione di alleviare le sofferenze di un uomo in grande difficoltà (poteva essere mio padre, dall’età).
Continuavo e continuo a chiedermi anche il giorno dopo:
Perché non l’ho fatto sedere al mio tavolo e non gli ho offerto qualche cosa da mangiare e bere, visto ciò che stava facendo e le sue condizioni?
Non è che le mie vicende, la mia amarezza d’essere stato abbindolato per tanti anni, mi hanno reso insensibile a bisogni altrui? Perché non mi sono mosso? Il tempo c’era.
Perché?????
"La mente che rinuncia, una volta per tutte, ad una inutile speranza, riceve come ricompensa una serenità crescente".
da "Crisi di Coscienza" di Raymond Franz