Il profeta rifiutato

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Jon Konneri
00mercoledì 24 novembre 2010 19:15
Uno degli episodi più sconcertanti della tua vita è il rifiuto dei tuoi concittadini ad ascoltarti, ad accettare il tuo messaggio. Quando sei andato a Nazareth, dopo aver letto la profezia di Isaia, che annunciava i segni per riconoscere il Messia, hai affermato: «Oggi si è adempiuta in me questa Scrittura» (Lc 4,21), non solo non ti hanno creduto, ma hanno tentato di ucciderti, gettandoti dalla rupe su cui era costruita la città.

- Non soltanto i miei concittadini, ma persino i miei parenti mi hanno rifiutato: «Venne nella sua casa e i suoi non lo hanno accolto» (Gv 1,11); anzi a un dato momento sono venuti per impradonirsi della mia persona, ritenendomi pazzo (Mc 3,21).

- Certo una grande delusione, un rifiuto che si rinnoverà durante tut ta la mia vita, da parte dei sacerdoti, dei dotti, persino degli apostoli, che per tre anni sono vissuti con me.

- Come spiegare una simile indifferenza e ostinazione, pur avendo vi sto i miracoli che compivi?

- Il popolo ebraico attendeva un Messia potente, glorioso, liberatore dall'oppressione dei romani. Non potevano accettare un Dio che si era fat to uomo come loro, che viveva nella semplicità, nell'umiltà, nella povertà. Il rifiuto continua ancora, anche per molti cristiani. Si sono costruiti un'immagine di Dio a proprio uso e consumo, un idolo che deve corri spondere ai loro gusti e alle loro attese.

- Cosicché molti di noi hanno un'immagine sbagliata di Dio, non ti conosciamo e non ti accettiamo?

- Mi cercate lontano, fuori di voi, mentre io sono costantemente pre sente nella vostra vita. Non riuscite a vedere il volto di Dio perché non cre dete che si rivela nel volto di ogni uomo che incontrate lungo la strada: il volto del povero, del malato, del disoccupato, del carcerato, dello sfrattato, del marito, della sposa, del bambino...

- Ma questo non è facile: ci costringerebbe a uscire da noi, a occuparci degli altri, fino a credere quanto hai ripetuto tante volte: «Quello che fare te all'ultimo dei miei fratelli lo riterrò fatto a me» (Mt 25,40). « Questo è il mio comandamento: amatevi l'un l'altro come io vi ho amato» (Gv 13,34). Ma voi non riuscite neppure ad amare veramente le persone più care. Amare è donare senza chiedere nulla, vuol dire sacrificarsi per gli altri, sa per rinunciare ai propri progetti, alle proprie ambizioni; accettare la perso na diversa da voi, senza pretendere di «programmarla» a vostra immagine. Amare vuol dire comprendere, aiutare gli altri a realizzare se stessi, veden do in ogni fratello il volto stesso di Dio.

tratto www.preghiereagesuemaria.it/
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 07:09.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com